La masseria siciliana è uno degli elementi tipici del paesaggio rurale, ma non solo. Ha avuto, nel corso dei secoli, un importante ruolo storico e architettonico, legato alle trasformazioni e alle evoluzioni del territorio. Si tratta di un insieme di edifici rurali adibiti ad abitazioni, ricovero animali e supporto per i titolari delle aziende agricole.
Il nome deriva dalla parola “masserizie“, cioè suppellettili, mobili e attrezzi vari, che si conservavano e protetti in grandi costruzioni. Potremmo definirle come grandi aziende agricole abitate (talvolta anche dai proprietari terrieri).
La nascita della masseria fu spesso legata alla colonizzazione baronale di grandi aree interne abbandonate o incolte. Il periodo va tra il XVI e il XVIII secolo, quando la Spagna, per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie.
Questi fondavano veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria.
A partire dagli anni Novanta del Novecento si è diffuso il recupero delle masserie storiche. Alcune di esse sono diventate agriturismi o bed and breakfast e questo ha contribuito alla salvaguardia e alla conservazione. È possibile imbattersi in tante masserie siciliane, sparse per il territorio. Si inseriscono perfettamente nel paesaggio rurale, ne sono diventate parte integrante.
L’importanza della masseria siciliana
La masseria è stata espressione di un’organizzazione economica legata al latifondo, la grande proprietà terriera che alimentava anche le rendite delle classi aristocratiche e della borghesia.
Ripropone lo schema della casa con corte agricola di tradizione mediterranea. Di questa ha in comune quasi sempre il recinto, costituito da un muro alto e fortificato, e un unico ampio spazio centrale (corte o cortile) anche con funzione di aia. Su di essa si affacciano gli ingressi dei vari edifici di residenza e lavoro.
Le masserie hanno avuto molte trasformazioni nel tempo, soprattutto tra il XIX e il XX secolo. Per adeguarle al gusto e alle esigenze dei proprietari, infatti, a volte sono state trasformate in ville di residenza estiva, trasferendo altrove i locali di lavoro e di residenza del personale agricolo.
Una porta grande d’ingresso sbarrata da un robusto portone permetteva l’accesso al grande cortile anche alle carrozze e ai carriaggi da trasporto. In genere una parte dell’edificio a scopo abitativo aveva uno o più piani alti nei quali abitavano il “padrone” e la sua famiglia. I piani bassi erano adibiti all’uso abitativo dei contadini e come depositi delle provviste e dei foraggi.
All’interno del cortile vi erano anche le stalle per i cavalli o per i muli, per i bovini, ovini e suini, nonché i locali per polli, conigli e volatili vari di allevamento. Altri locali servivano per il deposito degli attrezzi da lavoro e come ricovero di carrozze e carri agricoli. Il forno e le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana permettevano la completa indipendenza da paesi e villaggi. Nelle masserie più importanti era presente anche una piccola chiesa.
fonte Pietro Chiofalo